venerdì 8 aprile 2011

Ricordi d'un'estate ormai andata pt. 1

Erano le cinque e mezza d'una giornata calda d'agosto.
Stavo davanti allo specchio a passarmi l'eyeliner nero sugli occhi. I vestiti gli avevo già indosso. Salutai mamma e mi preparai a correre in strada, verso la stazione.
Là avrei preso il tram che mi avrebbe portata nel paesino dove si sarebbe svolto il concerto che aspettavo da due settimane.
Mentre correvo come una forsennata verso la stazione, col cellulare scrivevo alla amica che mi avrebbe accompagnata, ovvero D.
Arrivata in stazione, mi accorsi che lei non c'era ancora e subito mi prese una gran ansia. Iniziai ad agitarmi e a pensare che forse non sarebbe giunta in tempo per prendere il tram.
Alle 6 meno 5 finalmente arrivò e poco dopo anche il tram.
Salimmo. Appena ci sedemmo sui comodi sedili blu ecco che subito iniziò a parlare dei suoi eccitanti flirt. Io fingevo solo di ascoltarla, ma in realtà nella mia testa pensavo a come poter scacciar via l'ansia che mi teneva ancora prigioniera. Ah, sì, per la cronaca ero agitata perchè avrei visto anche quella sera la persona che mi fa battere il cuore ancora tutt'ora.
Dopo circa 20 minuti di tram arrivamo al paese prima della nostra metà (il tram infatti non arrivava fino alla nostra destinazione) così c'incamminammo verso il paesello.
La strada che percorrevamo era uno splendore; attraversava grandi distese d'erba, i boschi erano vicini e l'aria era pura e il sole guardava giù su questo splendido paradiso. Ero raggiante e piena di felicità, l'ansia si stava un po' placando.
Arrivammo a destinazione all'incirca verso le 7 così io e D. andammo a comprare sigarette.
Due ore dopo circa andammo nel bar dove era già in corso il sound-check e qui incontrammo i nostri amici; c'erano proprio tutti, perfino gente del mio paese.
Mi sedetti su un muro piuttosto basso e come in un sogno apparve lui: era davvero molto bello quella sera, più del solito sicuramente. Indossava la sua camicia a quadri rossa, quella che io adoravo. Venne da me e mi chiese se ce la avevo fatta ad arrivare e io tutta contenta gli risposi che sì, ce l'avevo proprio fatta.
Poi si staccò da me e andò con gli altri a divertirsi e a pogare con il gruppo che stava suonando.
Capii subito che qualcosa non stava funzionando a dovere; infatti mi aveva lasciata là cosa che prima non aveva mai fatta.
Mi salii subito una gran tristezza e rabbia. Non riuscivo a capire il suo comportamento.
Nel frattempo D. mi domandava che cavolo mai c'avesse lui, io rispondevo a monosillabi tanto ero arrabbiata.
Quando il primo gruppo finì di suonare mi diressi con gli altri a bere in un prato. Volevo veramente sbronzarmi per potermi almeno un po' divertirmi.
All'improvviso però fui interrotta proprio da lui che arrivò e si sedette vicino a me, sotto a un albero.
Il vino stava girando fra noi, mentre le sigarette erano già nelle nostre mani.
Nonostante fossi parecchio incavolata, ugualmente non potevo fare a meno di guardarlo quando lui non stava a guardarmi e pensavo a quanto fosse bello con quell'aria tranquilla e serena di chi si sta divertendo molto.
A un certo punto, non so dire se fosse per l'effetto del vino che a poco a poco stava salendo o se fossero i miei occhi che vedevano la sua faccia sempre più vicino a quella della sottoscritta; ci fu una frase sussurrata, i nostri corpi in piedi pronti per stare un poco soli.
Così c'incamminammo lungo una strada sterrata a qualche metro di distanza dall'albero e dal prato. Trovammo un muretto, ci sedemmo e sentii subito una gran emozione in corpo e un gran rossore in viso.
Eravamo vicini, troppo vicini.
In un attimo ci ritrovammo con le labbra le une sulle altre, gli occhi chiusi ed abbracciati fortemente.
Era la più bella sensazione del mondo ed inutile dire che il mio umore era alle stelle.
Ero in estasi, avrei voluto che quel attimo non finisse mai.
Come al solito però la sfiga era dalla mia, infatti quel momento durò veramente pochi attimi, fin quando lui mi disse che doveva tornare a casa.
Ero un po' amaeggiata, ma comunque serena perciò lo salutai ed aspettai che papà venisse a prendermi.

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